L’Africa è la seconda regione del pianeta con la crescita economica più rapida, seconda solo all’Est asiatico. Molti paesi, soprattutto le economie emergenti, stanno rafforzando i loro legami con il continente.
Se si guarda alla relazione economica tra l’Italia e l’Africa ci si rende conto che questa è limitata e circoscritta. Questa è la sintesi del rapporto “Italy & Africa 2015. Deepening economic ties” commissionato dalla Direzione generale mondializzazione del ministero degli Affari Esteri italiano e realizzato dal Centro di sviluppo dell’Ocse.
Il documento analizza il quadro economico attuale della presenza e dell’impegno italiano in Africa, presentando una fotografia che evidenzia come siano ancora moltissimi i margini di crescita e come in Italia non sia stata ancora compresa la reale situazione del continente africano.
“La presenza di aziende italiane nel continente può essere rafforzata prima di tutto aumentando la conoscenza sulla realtà dell’Africa oggi, andando a colmare quel buco di informazione e di percezione del continente che contraddistingue i potenziali investitori italiani, i quali, troppo spesso, percepiscono ancora l’Africa come condannata alla povertà, al mal governo e a conflitti endemici”.
Negli ultimi 15 anni un gruppo nutrito di paesi africani ha registrato una crescita stabile e in alcuni casi un vero e proprio boom.
Le prospettive di crescita dell’Africa sul breve periodo sono brillanti. Ma c’è di più: l’Africa viene ormai considerata come la nuova frontiera degli investimenti e un numero crescente di paesi con economie emergenti sta ponendo serie basi per la propria presenza stabile nel continente.
Gli investimenti stranieri sia diretti che in portafoglio aumentano con continuità da dieci anni e sono passati dai 40 miliardi di dollari del 2005 ai 73 del 2015. Le rimesse dei migranti si sono moltiplicate per sei dal 2000 a oggi e ora rappresentano la più importante fonte di finanziamento internazionale singola diretta ai paesi africani.
I soldi inviati in Africa lo scorso anno hanno ampiamente sorpassato gli aiuti allo sviluppo provenienti da tutto il mondo e si apprestano a eguagliare gli investimenti stranieri diretti.
Nonostante queste tendenze positive l’impegno economico italiano in Africa è ancora molto basso. L’Italia è in fondo alla classifica in termini di investimenti diretti. I progetti ex novo in Africa da parte di aziende italiane sono diminuiti negli ultimi sei anni e la quota del mercato di beni lavorati in Africa è piccola (3,6%).
“Negli ultimi anni non solo l’Africa è cambiata, ma anche l’interesse dimostrato dall’Italia ad attivare un rapporto con l’Africa appare in evoluzione. L’Africa sembra destinata a diventare sempre più rilevante per l’Italia sia per ragioni economiche sia per ragioni geopolitiche.”
Oggi l’Africa è fermamente diventata, ancora una volta, una priorità per la politica estera italiana.
“Lavorare per aumentare i legami e i rapporti economici tra l’Africa e l’Italia – si legge a conclusione del rapporto dell’Ocse – è una strategia win-win per entrambi i soggetti. Ci sono settori che mostrano una crescita sostanziale e prospettive incoraggianti e di questi le aziende italiane possono beneficiare ampiamente. Allo stesso tempo l’esperienza e i vantaggi italiani possono contribuire allo sviluppo dell’Africa in molte aree, a cominciare dalla crescita di piccole e medie imprese, di energie rinnovabili, di un’agricoltura sostenibile e del turismo” .
Articolo tratto da AfricaAffari